Ascesa : 600 mt. circa
Lunghezza anello: 9 Km.
Durata complessiva : 4,30 h.
Altitudine partenza : 950 mt.
Altitudine max. : 1467 mt.
Periodo : Inverno
Difficoltà : EAI (Escursionistica Ambiente Invernale)
Punti interesse : Gallerie,trincee della I Guerra Mondiale
Tipo percorso : Sentiero innevato e strada demaniale
Appoggio : Rifugio Monte Stino
Equipaggiamento : abbigliamento invernale ,ciaspole o sci d’alpinismo ,dispositivi di sicurezza(Arva ,Pala, Sonda
Risalita la Valle Sabbia all’altezza del lago dove il fiume Chiese fuoriesce, troviamo le indicazioni per Magasa,Capovalle e Valvestino. Giunti alla fraz. di Pieve ad un incrocio giriamo a destra per seguire una strada che attraversando il borgo s’inerpica gradatamente lungo il costone destro limitando il bacino del lago d’Idro. Superata una galleria ci addentriamo nella valle di Rio Vantone e superati alcuni tornanti ci portiamo fino al valico di Capovalle. Li segnaletiche stradali ci deviano sulla sinistra e precisamente nella frazione di Zumiè in direzione del Mt. Stino. Prima di prendere la strada che sale verso il Mt.Stino nell’interno dell’abitato troviamo le indicazioni che ci servono(Sen. N. 447)
08 Gennaio-2021
Colgo l’occasione di una giornata tersa come questa e con un livello abbondate di neve al suolo per recarmi al valico che separa la Valle Sabbia dalla Valvestino, zona che si trova sul confine con il territorio del Parco Alto Garda. Mi riferisco alla località di Capovalle(mt. 960) che con le svariate frazioni disseminate in tutta la zona è il comune più alto della Valle Sabbia ancor prima di Pertica Alta(mt.900). Fin da subito mi accorgo che la salita da effettuare non sarà di certo facile anche perchè la segnaletica da individuare è sotto una spessa coltre nevosa .Ma non mi perdo d’animo e nel barlume di ricordi trovo la giusta direzione.
Testo
Il percorso si addentra nell’abitato , passa sotto un arco e gira subito a destra per un viottolo che si interrompe proprio dove inizia il sentiero , delle tracce di ciaspole già presenti sulla neve confermano l’esattezza della direzione. Per un pò le seguo ciecamente , poi alcune si perdono nei prati attigui. Devo far mente locale per districarmi in quel fitto bosco ,finalmente riconosco il sentiro che sale il versante.
Un ulteriore segnale che scaturisce dal manto nevoso mi rassicura di essere sulla giusta via, perciò continuo imperterrito il cammino facendo attenzione a non dissipare troppe energie per crearmi il varco . La coltre nevosa è così alta che lo sforzo da sostenere deve essere dosato al minimo affinchè non si giunga traballanti alla meta ,a complicare le cose ci si mettono anche le fronde degli alberi che per la loro pesantezza si abbassano fino a occludermi il passaggio. Giungo faticosamente ad un punto panoramico dove una croce di cemento domina l’intera vallata sottostante e qui faccio una meritata sosta.
Più in alto transito presso un grandissimo roccolo, tutt’attorno si notato svariati tipi di piante tra cui il sorbo dell’uccellatore . I suoi frutti , staccatisi dai rami, ,tingono di un colore rossastro la neve al suolo.
Quando esco dal folto della vegetazione mi si presenta in lontananza il tetto del rifugio stracolmo di neve come del resto lo sono i pini mughi e qualche abete che crescono nei pascoli serso la sommità. Guardando verso est distinguo pienamente la dorsale del Monte Baldo in territorio veronese.
Lo sguardo si getta alle montagne di casa mia ,Il Mt. Tesio l’altopiano di Cariadeghe e più a desta le montagne della Conca d’Oro
Alcune vetture sono arrivate fin qui percorrendo la strada che parte dal paese e fiancheggia ad est la montagna ; una pulizia efficace dello spazzaneve permetterà loro di poter scendere,dopo essersi ristorati al rifugio, in piena sicurezza. Questo non vale per me in quanto era mia intenzione effettuare una discesa sugli sci proprio sulla strada innevata , ora sgombera da neve.
La salita verso il punto panoramico è ormai a portata di mano . Mi dirigo oltre il rifugio verso il promontorio che da sul lago d’Idro dove è allestito anche il museo della Grande Guerra. Si tratta di una galleria chiusa da un cancello dove al suo interno sono raccolte molte suppellettili ritrovate sul posto e che evocano le vicende belliche successe nei dintorni.
Spaziato l’intero altopiano , mi accingo a togliere le pelli dagli sci e lasciarmi scivolare dai dolci pascoli ammantati di neve. Arrivo al luogo di partenza ancora con gli sci ai piedi ,ho seguito a tratti la strada e cavalcato i prati intermedi finchè potevo .Poi ho seguito come potevo la strada sui cumuli di neve spazzati dai mezzi meccanici,uscire nel fitto della vegetazione sarebbe stato un disastro . Fatto rientro al mio paese una nostalgica sensazione mi riporta alle emozioni provate la mattina in quel ambiente straordinario.
Alfredo Chiodi
Accompagnatore di Escursionismo del CAI di Gavardo sottosezione di Brescia.Esperto conoscitore delle montagne bresciane in particolar modo di quelle della ValleSabbia ,territorio in cui vive ed effettua le sue escursioni .Collaboratore dell’equipe di vivilavalsabbia.com
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