Escursione che si snoda in un’ appartata valle disposta alla sinistra orografica della valle del Caffaro all’altezza del minuto borgo abitativo di Valle Dorizzo. Raramente affollata nel periodo inverno, dato l’eccessivo dislivello prima di portarsi a livello dei pascoli più in alto, è meta ambita per gli sci alpinisti che vi si recano specialmente dopo una copiosa nevicata. La possibilità di discendere in neve polverosa e quasi sempre assicurata data l’esposizione a nord dei suoi versanti.
Ascesa : 900 mt. circa
Lunghezza : 11 Km.
Durata : sola salita 3,00 h.
Altitudine partenza : 1180 mt.
Altitudine max. : 2102 mt.
Periodo : Inverno
Difficoltà : EAI (Escursionistica Ambiente Innevato)
Punti interesse : gruppo di malghe
Tipo percorso : Strada forestale innevata,pendii innevati
Appoggio :
Equipaggiamento : abbigliamento invernale di montagna ,dispositivi di autosoccorso in valanga
Giunti al lago d’Idro ,appena dopo l’abitato di Anfo imboccare la strada per Bagolino. Superato l’abitato seguire la vallata per circa 8 km. fino ad arrivare in Loc. Valdorizzo. Dopo il ristorante Caminetto sulla sinistra si trova un piccolo parcheggio pubblico.
31 Gennaio-2021
Iniziamo questa escursione invernale proprio dalla località Valle Dorizzo, un minuscolo gruppo abitativo con pochissimi ristoranti, case di villeggiatura e un piccolo campeggio posto ai bordi del torrente Caffaro. L’importanza che riveste questo luogo è fornita dalla presenza di una rete viaria costituita da mulattiere, strade forestali utili ai malgari per raggiungere con le loro mandrie i pascoli in altura e una fitta rete di sentieri utilizzata dagli escursionisti che si avventurano per le vallate circostanti con l’intento di raggiungere qualche vette.
Noi prenderemo proprio una di queste strade, salendo per un’ incassata valletta difficilmente visibile dal fondovalle (Valle delle Scaie). Superato il centro, prima di effettuare i tornanti che salgono al Gaver, troviamo una stradina che attraversa il ponte sul torrente Caffaro si porta sul lato sinistro orografico della valle , proseguendo in una strettoia di case addentrandosi nel fitto di un abetaia. Alcuni tronchi riportano il tipico segno del CAI bianco e rosso e questo fa presupporre che sotto la coltre di neve si celi la strada di collegamento con la malga Scaie più in alto, per cui non esitiamo a seguirla.
Una volta entrati nella pineta seguiamo sempre la strada innevata che inizialmente presenta delle deviazioni. La prima di queste è quella che porta direttamente al centro del paese e sarà nostra premura prenderla al ritorno per accorciare il percorso di rientro. Altre si presenteranno più avanti ma sarà scontato non prendercene cura in quanto non battute e di seconda importanza.
In alcuni punti la strada sale irta e attraversa delle zone scoscese con la presenza di canaloni. Qui spesso si possono riscontrare dei problemi in quanto la sede è ostruita da cumuli di neve per la caduta di valanghe, per cui si deve valutare se vale la pena continuare e se si con che attenzione superare l’ostacolo.
Più in alto la valle si apre e già si intravedono i pascoli alpini. In un contesto di larici e di pareti rocciose che troviamo sulla nostra destra (Corno Balotto Alto) e alcune malghe che spuntano in lontananza, giungono per la prima volta in questa mattinata i primi raggi di sole. Essi fanno capolino proprio dalla cima dove siamo diretti e fan luce sul nostro percorso che fino a ora, vista l’esposizione, è rimasto in ombra.
Superate le malghe risaliamo un dolce pendio prativo e poco più in su iniziamo il lungo traverso in mezzo ai larici che ci porterà nella valle culminante con il passo che rimane tra il Mt. Sottone ed il Dosso del Matto. Questa stretta valle presenta pendii abbastanza ripidi per cui, facendo attenzione alla traccia che si intende sostenere nel caso non ce ne fosse una già presente e affidabile, è meglio tenersi al centro e sfruttare le balze meno ripide che si trovano nella parte centrale ed evitare di muoversi in diagonale su pendii ripidi.
Giunti al passo la nostra meta è ormai raggiunta, sulla destra a un centinaio di metri si può intravedere il dosso da raggiungere. Poco sotto è posta una croce di legno che si può scorgere anche dal fondo valle. Prestiamo ancora una volta attenzione alle possibili cornici di cresta che si riversano a sud verso l’altro versante quasi sempre sottovento.
Dopo una meritata pausa ci apprestiamo alla discesa che in questo caso è esclusivamente in neve polverosa. Con fatica riusciamo a effettuare i primi passi sul ripido iniziale pendio, sia per lo sbilanciamento del corpo proiettato in avanti sia per l’inconsistenza del fondo, comunque per i più temerari è valido lasciarsi scivolare fino che si può.
Finita la balza un altro pendio ripido mette a prova le nostre abilità di ciaspolatori, chi più chi meno si guadagna il primo posto in discesa su un immacolato manto nevoso rotto solamente dalle nostre tracce fatte precedentemente. Ci raggruppiamo alla malga per uno snack calorico somigliante a una torta farcita con canditi, nocciole e mandorle. Giusto per riprendersi dalla fatica del dislivello in salita e per sostenere il resto della discesa che ammonta ad altri 600 mt.in negativo per raggiungere Valle Dorizzo. Comunque anche il rientro per questa rimarchevole escursione presenta un fascino del tutto inconsueto.
Non si smetterebbe mai di osservare la natura vista in ogni suo anfratto, dal torrente che scorre nel suo alveo nel fondo valle, alla regolarità dei fusti degli alberi con la nebbia che filtra tra di essi, alle scintillanti e innevate vette nel circondario dell’ alta Valle Sabbia.
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