La cima Laione si trova sul confine tra il territorio della Valle Camonica e della Valle Sabbia, collocata nella parte più meridionale del Parco dell’ Adamello fa parte del sottogruppo montuoso Cornone di Blumone . Essa offre magnifici panorami a nord verso i ghiacciai dell’Adamello e a est con vista superlativa verso gran parte delle montagne trentine della Valle Daone mentre a sud spazia in direzione delle montagne Bresciane. La si può raggiungere sia dalla valle del Caffaro attraverso la Valle Sabbia giungendo in loc. Gaver, sia dalla valle di Croce Domini attraverso la Valle Camonica partendo dalla loc. Bazena. Sotto di essa nella parte meridionale è collocato il bacino artificiale del lago della Vacca.
Ascesa : 1250 mt. circa
Lunghezza : 20 Km.
Durata : 6,00 h.
Altitudine partenza : 1560 mt.
Altitudine max. : 2763 mt.
Periodo : Stagione invernale
Difficoltà : BSA (Buon Sciatore Alpinista)
Punti interesse : Bacino del Lago della Vacca
Tipo percorso : innevato,
Appoggio : Rifugio Tita Secchi quando aperto
Equipaggiamento : abbigliamento e attrezzatura da sci-alpinista
Giunti al lago d’Idro, appena dopo l’abitato di Anfo imboccare la strada per Bagolino. Superato l’abitato seguire la vallata per circa 10 km. fino ad arrivare in Loc. Gaver. Oltrepassata la locanda Blumon-Break percorrere la strada per Crocedomini per un Km circa. La strada è sbarrata poco prima del ponte. Sulla sinistra c’è un parcheggio dove lasciare la vettura.
28 Febbraio-2021
Parcheggiata l’auto nei pressi del ponte risaliamo tra larici e abeti la strada che conduce al passo di Croce Domini. Nel periodo invernale essa è interdetta al transito sia per l’abbondante coltre nevosa che ricopre il manto stradale sia per il rischio di valanghe specie in prossimità del passo. La strada, che a tornanti sale verso gli alpeggi, combacia in gran parte con le piste che scendono dai versanti del Mt. Misa
In prossimità di un lungo pianoro quasi sempre in ombra possiamo scorgere la prima tappa importante del nostro itinerario, il Goletto di Gaver a una quota di mt. 1790, si presenta come una insellatura della montagna formata dalle pendici del Mt. Colombina piuttosto ghiaiose con quelle del Mt.Misa abbastanza boschive. Questa sella collega la vallata del Caffaro con la valle di Cadino dove scorre il torrente Sanguinera.
L’ultimo tratto è abbastanza ripido ma lo si può aggirare a sinistra sempre seguendo la direzione delle piste.
Giunti alla sommità del valico notiamo due diramazioni, quella a sinistra porta verso le piste mentre quella sulla destra porta verso i pascoli e le malghe dislocate in mezzo alla valle.
Man mano che saliamo gli alberi sono sempre più rari e i pascoli ancora innevati trovano il loro spazio. Il torrente Sanguinera solca interamente la valle lambendo il gruppo di malghe circostanti. Sulla destra notiamo un altro bivio con le indicazioni per il Lago della Vacca, noi procediamo in piano mantenendo sempre quella direzione. A circa un chilometro dal bivio, in mezza costa, riprendiamo a salire portandoci sotto la dorsale del Mt. Colombina e poco più avanti sotto la Corna Bianca, uno sperone di roccia biancastra che si erge a metà della valle.
Attraversare questi pendii richiede una valutazione dello stato del manto nevoso in quanto la zona potrebbe essere interessata da slavine per la marcata inclinazione del pendio e l’esposizione sfavorevole del versante nelle ore pomeridiane. Un’ alternativa più sicura è procedere al centro della valle su un percorso più pianeggiante e lontano dai pericoli oggettivi sopra citati; per questa circostanza, viste le temperature rigide della giornata e l’ora presta, riteniamo sicuro procedere su questo tratto.
Raggiunta la Corna Bianca proseguiamo fino a sfociare in una avvallamento, superatolo in leggera discesa, rimontiamo una balza oltre la quale ci si presenta un immenso scenario.
Il fondo della valle si chiude a semicerchio, al centro s’intravede il Passo della Vacca un avvallamento che chiude la conca del lago omonimo. Sulla destra svettano le Creste di Laione, una catena di guglie di roccia granitica che separa la Valle di Cadino dalla Valle del Caffaro. Sulla nostra sinistra si erge la dorsale che salendo dal Lago Nero di Cadino termina alla Cima di Terre Fredde.
Giunti al passo, dove possiamo notare il caratteristico masso simile a una giumenta, proseguiamo per dossi e poi in leggera discesa alla volta del rifugio Tita Secchi già distinguibile svoltato il costone.
In questa posizione possiamo già scorgere quello che sarà il nostro obiettivo. In lontananza si’ intravede il passo da raggiungere ( Passo Blumone) e poi la dorsale da rimontare. Sulla destra notiamo in tutto il suo splendore il Cornone di Blumone.
Per fare tutto ciò dobbiamo però prima attraversare un ponte metallico posizionato ai piedi della diga e trasferirci sulla sponda orientale del lago. Questo è l’unico passaggio che ci permette di accedere al rifugio Tita Secchi e prima ancora alla casa dei guardiani della diga.
Giunti al rifugio, procediamo in direzione nord raggirando il pendio che scende dalle pendici del Blumone, scivoliamo nella depressione al centro della valle per poi rimontare zigzagando l’altro costone. Superata l’ultima balze sulla sinistra, proprio sotto l’ultimo pendio, notiamo delle costruzioni in pietra diroccate che si presume fossero dei presidi di guerra.
Dopo esserci portati sulla dorsale della cresta che sale dal passo Blumone, affrontiamo l’ultimo più impegnativo. La neve fondendosi durante le ore diurne e ricompattandosi durante la notte ha creato uno strato duro e scivoloso al suolo, per cui tolti gli sci proseguiamo scalinando fino alla vetta.
Alla sommità è posta una Madonnina su un piccolo sostegno in ferro con alla base una dedica in dialetto. Da questa posizione si può spaziare con grande vista alle montagne dell ‘Adamello alla sottostante Val Paghera a ovest e verso est il Passo del Termine. Di fronte a noi in direzione sud si può notare Il Cornone di Blumone con l’itinerario che sale da nord completamente imbiancato.
Tempo per scattare alcune foto e poi presto in discesa lungo il percorso fatto fino al rifugio dove consumeremo al riparo un frugale spuntino. Resistere al vento gelido che perturbava la vetta è stato impossibile altrimenti ci saremmo rimasti molto più tempo.
Per alcuni tratti ci destreggiamo a scendere veloci con i nostri sci, per altri ci fermiamo spesso e volentieri per mirare, con altri occhi, i paesaggi incontrati in mattinata. Restano comunque spazi imprescindibilmente fantastici da vivere in qualsiasi luogo e stagione.
Alfredo Chiodi
Accompagnatore di Escursionismo del CAI di Gavardo sottosezione di Brescia.Esperto conoscitore delle montagne bresciane in particolar modo di quelle della ValleSabbia, territorio in cui vive ed effettua le sue escursioni. Collaboratore dell’equipe di vivilavalsabbia.com
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